Lo ricordate?
Era il 1994
quando Eva Herzigova, per lanciare il primo push-up al mondo, esordiva su un
cartellone pubblicitario così: “Hello boys”.
Il claim,
che tanto è piaciuto agli uomini ma che ha anche incuriosito tutte le donne, ha
avuto un impatto gigantesco, diventando così icona indiscussa dell’intimo.
Addirittura la leggenda narra che negli incroci dove il cartellone era esposto
siano raddoppiati il numero di incidenti, diciamo la verità, tutti avremmo
girato la faccia per guadare quel decolletè!
Ad
incoronare il successo della campagna arriva l’esposizione al Victoria
and Albert Museum di Londra, ed è stato votato tra i migliori cartelloni
pubblicitari del secolo!
Ma cosa si
cela dietro a tanta genialità?
Wonderbra viene lanciato nel 1994 nel mercato USA, il nome deriva dall’innovazione tecnologica, infatti con l’inserimento di una barra diagonale all’interno della classica coppa e allacciando il tutto alla tracolla, il risultato è uno stato di piacere generato dal sostegno recato ma anche dalla libertà di movimento concessa. Un reggiseno super, wonderbra.
Wonderbra viene lanciato nel 1994 nel mercato USA, il nome deriva dall’innovazione tecnologica, infatti con l’inserimento di una barra diagonale all’interno della classica coppa e allacciando il tutto alla tracolla, il risultato è uno stato di piacere generato dal sostegno recato ma anche dalla libertà di movimento concessa. Un reggiseno super, wonderbra.
Più recentemente,
nel 2008, ben 3000 donne del Regno Unito dichiarano il push-up come la più grande
innovazione di sempre, addirittura le intervistate hanno quasi raggiunto
l’unanimità sulla scelta del wanderbra.
Tutto questo
perché, come vi abbiamo già raccontato per la Barbie (vedi articolo http://pop-idea.blogspot.it/2015/01/barbie-oltre-i-glitter.html)
anche il "deccolletè delle meraviglie" si riferisce solamente a un pubblico
femminile mettendo anche esso al centro i valori.
Questa volta però cerchiamo di capire quali siano i benefici e gli attributi di questo indumento con uno strumento markettaro: la catena mezzi-fini.
Questa volta però cerchiamo di capire quali siano i benefici e gli attributi di questo indumento con uno strumento markettaro: la catena mezzi-fini.
Elaborazione propria su adattamento
della tecnica MeansEnd chain.
La catena
mezzi-fini si propone di analizzare e descrivere la rete di legami esistente
tra prodotto e consumatore, individuando le caratteristiche (attributi) che il
consumatore considera più importanti nella scelta di un prodotto e collegandole
ad un modello sequenziale di motivazioni. All’interno del modello gli attributi
del prodotto rappresentano i mezzi in grado di produrre benefici, a loro volta
idonei a soddisfare i valori degli individui, cioè il fine: da cui il termine
“analisi mezzi-fini” (o MeansEnd Chain Analyses).
Gli
attributi sono elementi relativamente concreti e oggettivi, che si riferiscono
alle caratteristiche specifiche del prodotto, quali la quantità di grasso,
l’aspetto, l’origine, il metodo di produzione ecc. I benefici, essendo
conseguenze dell’uso del prodotto, possono essere ad esso funzionali
(tangibili) o intangibili (psicologici: come mi sento?; sociali: come mi vedono
gli altri?). I valori sono gli obiettivi astratti e le preoccupazioni
motivazionali (ad esempio, il divertimento, il rispetto personale, la
sicurezza, ecc.). Essi rappresentano gli ideali più elevati dell’individuo, i
sentimenti e il modo in cui gli altro lo considerano. [1]
Nel nostro
caso una soluzione innovativa, sommata a un design aggressivo portano ad un
valore finale che è non solo la bellezza ma anche l’accettazione del proprio
corpo. Il benessere e la sicurezza, il sostegno e la comodità sono i benefici
funzionali e simbolici che provengo dall' innovazione dell’irrinunciabile
reggiseno.
È inutile
dire che i valori siano l’ingrediente segreto per una ricetta vincente, se però
a tutto questo inseriamo un pizzico di ironia e vivacità che la nota società è
riuscita ad avere, il successo è assicurato!
Ah dimenticavo, se indossi un wonderbra in metro… stai dietro alla giusta linea gialla!
Luigi
Sciarra